Biologia


Un nuovo bersaglio molecolare per la terapia del melanoma

Di Pietro Mancuso e Rossella Tricarico – Un team di ricercatori italiani al Fox Chase Cancer Center di Philadelphia ha scoperto una nuova potenziale strategia per il trattamento del melanoma, basata sull’inibizione di un enzima chiamato TDG, fondamentale per la riparazione e la proliferazione delle cellule tumorali. Il loro articolo e’ stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Oncogene. La ricerca e’ stata condotta da Pietro Mancuso, PhD, Doctor Europæus e da Rossella Tricarico, PhD.


Fibrosi cistica: conoscerla per affrontarla

Di Francesca Brufani e Laura Fortuna – La fibrosi cistica è la malattia genetica più comune nelle popolazioni occidentali (in Italia è affetto un bambino ogni 2.500-2.700 nati, per un totale di 200 nuovi casi per anno). Fino ad oggi sono state rilevate quasi 2000 mutazioni nel gene CF (la mutazione “ΔF508” è responsabile del 45,1% dei casi). La diagnosi usa lo screening in due modalità: neonatale ed ai portatori; l’analisi genetica neonatale è il dosaggio di tripsina immunoreattiva o IRT; per le coppie in età fertile è lo studio delle mutazioni del gene CFTR. Negli ultimi anni, a fronte di una patologia di difficile gestione terapeutica, sono state sviluppate nuove opzioni farmacologiche che agiscono a livello molecolare e modulano le attività della proteina difettosa. In questo articolo, facciamo il punto su quello che si conosce, e su come si può affrontare questa difficile malattia.


Per fare buona scienza, a volte ci vuole incoscienza! – Intervista a Antonio Casini

A cura di Elisa Dell’Aglio – In un centro di ricerca italiano contornato dalle Alpi, il CIBIO di Trento, il gruppo della Prof. Anna Cereseto ha messo a punto una proteina altamente precisa per modificare il DNA. L’hanno battezzata evoCas9, perché è una versione ingegnerizzata di quella naturale (chiamata appunto Cas9) ottenuta mediante la selezione di mutazioni casuali favorevoli. Il risultato potrebbe avere presto interessanti risvolti applicativi in ambito terapeutico ed è stato ottenuto sbaragliando la concorrenza di gruppi competitori, con molte più risorse economiche e prestigio internazionale.Dietro a questo successo c’è Antonio Casini, giovane dottorando della Prof. Cereseto. È lui che ha pianificato ed eseguito la maggior parte del lavoro sperimentale e che oggi può vedere il suo nome su due riviste scientifiche di primo piano: Nature Biotechnology e Nature Communications.Antonio ha accettato di ripercorrere con me il percorso che lo hanno condotto fin qui e le sue prospettive per il futuro.


La superrisoluzione

Di Marco Grison e Leone Rossetti – L’utilizzo di animazioni per accompagnare lezioni, pubblicazioni e convegni sta diventando sempre più popolare tra gli scienziati che si occupano di Biologia Molecolare. Non abbiamo ancora modo di osservare direttamente il comportamento delle singole molecole, motivo per cui l’utilizzo della cosiddetta computer generated imagery aiuta la visualizzazione e quindi la comprensione dei processi molecolari su piccola scala. Questi affascinanti video non sono che una ricostruzione di ciò che avviene nelle nostre cellule nell’ordine del nanometro, ossia un miliardesimo di metro. Solo grazie alla combinazione di molteplici tecniche ed allo studio di centinaia di pubblicazioni è possibile accumulare le informazioni necessarie per creare animazioni di una tale accuratezza. In questo articolo raccontiamo come le recenti tecniche di superrisoluzione abbiano rivoluzionato il campo della microscopia per osservare processi molecolari su piccola scala. La prima parte di questo articolo ha presentato le problematiche tipiche della microscopia, spiegando poi quali sono i limiti intrinseci a ogni sistema ottico. Questa seconda parte completa il discorso sulle tecniche di microscopia utilizzate in campo biologico. Per comprendere appieno la superrisoluzione, si parte dal fenomeno della fluorescenza e delle sue applicazioni per lo studio dei campioni biologici. Infine vengono presentate due delle tecniche di superrisoluzione più diffuse, la STED e la PALM, che sono valse ai loro scopritori il Premio Nobel per la chimica 2014.


L’eredità di nonno Ciccillo

Di Alessandra Maria Adelaide Chiotto – Per molto tempo si è pensato che l’uomo di Neandertal e l’Homo Sapiens non avessero nulla in comune, se non l’aver vissuto negli stessi luoghi per un discreto arco di tempo. Con il sequenziamento del genoma umano e i passi avanti in questa tecnologia anche il DNA dell’uomo di Neandertal è stato decodificato a partire da reperti fossili. L’allineamento del genoma di Homo Sapiens con quello dell’Homo Neanderthalensis ha portato alla luce dati molto interessanti. All’interno del genoma dei Sapiens è presente una percentuale variabile di DNA di origine Neandertaliana. Questa presenza “arcaica”, si manifesta con una serie di conseguenze funzionali su diversi aspetti biologici, tra cui la risposta ai patogeni, la coagulazione del sangue e la regolazione del metabolismo.