Riassunto e traduzione dell’articolo: Praneet Wander, Marcia Epstein, and David Bernstein, COVID-19 Presenting as Acute Hepatitis, Am J Gastroenterol
Riassunto e traduzione a cura di: Gabriella Assante; Revisionato: Giulia Peserico
Articolo Originale Pubblicato il 5 aprile 2020
Questo è il primo caso mondiale di infezione da COVID19 in cui è stata segnalata un’epatite acuta e non itterica prima dei sintomi respiratori.
Da dicembre 2019, le manifestazioni cliniche più comuni di Covid19, sono sempre stati sintomi respiratori come febbre, dispnea e tosse, mentre il ruolo delle alterazioni epatiche ha bisogno di ulteriori studi. Tuttavia, un primo caso di epatite acuta insorta prima dei soliti sintomi di COVID19, è stato descritto come segue.
Una donna di 59 anni senza manifestazioni di infezione da Sars-CoV-2, è stata ricoverata a causa di urine scure e anomalie negli esami del fegato in paziente con multiple comorbidità. In effetti, la paziente aveva una storia clinica complessa: era affetta da virus dell’immunodeficienza umana, ipertensione, iperlipidemia e malattia di Graves. Inoltre, i suoi farmaci includevano clonidina, levotiroxina, amlodipina, propranololo, idroclorotiazide, MVI e Genvoya (elvitegravir, cobicistat, emtricitabine, e tenofovir alafenamide).
La paziente ha presentato una temperatura di 37,2 ° C, un esame obiettivo del torace nei limiti e una vascolarizzazione del fegato nella norma, inoltre è risultata negativa a tutti i test di screening respiratori virali nonché per l’epatite A, B, C, E, CMV, EBV. Sono stati inoltre eseguiti i test per autoimmunità e colturali su sangue. I risultati di laboratorio hanno invece rivelato: conta dei globuli bianchi 3.71G / L, piastrine 140 G / L, bilirubina sierica 0,6 mg / dL (N: <25), AST 1230 UI / L (N: <50), ALT 697 UI / L (N <50), fosfatasi alcalina 141 UI / L (N: <125), albumina sierica 3,1 g / dL (N> 3,5) INR 1,08 e ferritina 6.606 ng / mL (N <150).
Durante il secondo giorno (18 ore dopo il ricovero) la paziente ha presentato una febbre di 39 ° C insieme ad una saturazione dell’ossigeno di 94% e riscontro di una polmonite interstiziale bilaterale, nonché una positività per SARS-CoV-2. Sono stati quindi somministrati 3L di O2. Successivamente, durante il giorno 4 dal ricovero, è stata iniziata una terapia con Idrossiclorochina e dopo 4 giorni, la paziente è stata dimessa con bilirubina sierica 0,6 mg / dL, AST 114 UI / L, ALT 227 UI / L, fosfatasi alcalina 259 UI / L, albumina sierica 2,8 g / dL e INR 1.13.
Studi sull’effetto dell’idrossiclorochina sono ancora in corso poiché ad esempio, uno studio cinese ha riferito che alcun beneficio è stato riscontrato nel trattamento dell’infezione da COVID19 nonostante sia stata dimostrata la sua attività in vitro contro SARS-CoV e SARS-CoV-2, e sia stata usata finora per il trattamento del nuovo virus insieme all’azitromicina.
Conclusione
Le anomalie che risultano nei test epatici e le loro correlazione con COVID19 ,devono essere ulteriormente studiate, ma secondo il caso clinico sopra presentato, i pazienti con fattori di rischio per COVID19 e che presentano epatite acuta devono essere isolati e testati per SARS-Cov2.
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