Riassunto e traduzione dell’articolo: Cereda D, Tirani M, Rovida F, Demicheli V, Ajelli M, Poletti P, Trentini F, Guzzetta G, Marziano V, Barone A, Magoni M, Deandrea S, Diurno G, Lombardo M, Faccini M, Pan A, Bruno R, Pariani E, Grasselli G, Piatti A, Gramegna M, Baldanti F, Melegaro A, Merler S. The early phase of the COVID-19 outbreak in Lombardy, Italy. arXiv, (preprint – not yet peer-reviewed)
Riassunto a cura di: Gabriella Assante; Traduzione: Dimitrios Spiliotopoulos; Revisionato: Corrado Minetti
Articolo Originale Pubblicato il 20 Marzo 2020
Questo articolo descrive l’analisi epidemiologica e caratterizzazione dei primi 5’830 casi positivi del focolaio di COVID-19 nella regione della Lombardia.
Gli autori di questo articolo forniscono un’analisi accurata dei primi 5’830 casi di COVID-19 riportati in Lombardia e confermati dai test di laboratorio, includendo dati demografici e caratteristiche di esposizione, titoli virali dei casi sintomatici e asintomatici, e dinamiche di trasmissione dell’infezione nella regione. La definizione di “caso COVID-19” è stata basata sui criteri del Centro Europeo per la Prevenzione e Controllo delle Malattie (European Centre for Disease Prevention and Control, ECDC), e i casi confermati erano persone con un risultato positivo a un test con la real-time RT PCR (almeno due saggi con geni bersaglio diversi) che confermasse la presenza del virus SARS-CoV-2 a prescindere dai segni clinici. I dati epidemiologici sono stati raccolti tramite questionari. Il 20 febbraio, a Codogno (provincia di Lodi) è stato riferito il primo caso confermato di COVID-19, un 38enne che non aveva viaggiato recentemente e mostrava una lieve polmonite resistente alle terapie. Nella settimana seguente s’è registrato in tutta la Lombardia un rapido aumento del numero di casi fino a 5’830 (8 marzo 2020). Il 23 febbraio sono state introdotte misure per contenere il focolaio tra cui il confinamento di diversi comuni, la chiusura delle scuole e università e la sospensione di attività pubbliche, eventi sportivi e assembramenti in tutta la regione.
I risultati mostrano:
- Tre clusters principali attorno ai comuni di Codogno (Lodi), Bergamo e Cremona (che nel complesso riportano il 72% dei casi al 5 marzo).
- Un’età mediana per i casi sintomatici di 69 anni (range: da 1 mese a 101 anni), la metà dei quali sono sopra i 65 anni (34% sopra i 75 anni).
- La maggior parte dei casi (62%) sono uomini.
- Complessivamente, quasi la metà dei casi (47%) è stata ospedalizzata, il 18% dei quali ha richiesto la terapia intensiva.
- Nel periodo considerato ci sono stati complessivamente 346 morti nella regione, con un tasso di letalità (case fatality rate, CFR) più alto nel gruppo di età più avanzata (14% negli ultra 75enni).
- Dall’analisi di 90 osservazioni di intervalli seriali di trasmissione individuali in 55 clusters, è stato stimato che gli intervalli seriali di trasmissionehanno seguito una distribuzione gamma con media 6.6 giorni (2.5th e 97.5th percentili: 0.7–19.0).
- È stato stimato che il tempo di raddoppiamento dell’epidemia nell’intera Lombardia sia 2.6 giorni (95% CI, da 2.2 a 3.0) (3.1 a Bergamo, 3.5 a Codogno, 3.4 a Cremona).
- È stato stimato che il tasso netto di riproduzione nell’intera Lombardia sia 3.1 (95% CI, da 2.9 a 3.2) (2.9 Bergamo, 2.5 Codogno, 2.3 Cremona).
- Tra i 380 soggetti positive diagnosticati il 21 febbraio (considerando sia pazienti sintomatici che contatti sintomatici/asintomatici), 17 (4.5%) sono stati definiti asintomatici, 295 (77.6%) sono stati classificati sintomatici e in 68 casi (17.8%) non è stata rilevata un’indicazione chiara della presenza dei sintomi.
- Non si registra una differenza statisticamente significativa tra sintomatici e asintomatici nei valori mediani del titolo virale di SARS-CoV-2 nei tamponi nasali [5.0 Log10 copie di RNA/ml (range 1.7–10.1) nei sintomatici e 4.7 log10 copie di RNA/ml (range 2.1–7.1) negli asintomatici].
Gli autori sottolineano che i risultati presentati sono evidentemente influenzati dale tipiche limitazioni (in particolare l’identificazione dei collegamenti epidemiologici corretti tra i casi) che derivano dall’analisi di dati di focolai di malattie infettive che evolvono rapidamente.
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