Report del Malnisio Science Festival 2018, 5-7 Ottobre 2018

di Federico Forneris
Revisionato da Umberto M. Meotto
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All’interno della ex centrale idroelettrica A. Pitter, piccolo gioiello dell’innovazione tecnologica italiana del ‘900 dismesso nel 1988, si è tenuta dal 5 al 7 ottobre la seconda edizione del Malnisio Science Festival. Tre giorni intensi fatti di curiosità, tecnologia, presentazioni scientifiche attorno ad un tema centrale: l’acqua. Ci siamo stati, ci è piaciuto, ci ha fatto riflettere.

È proprio vero che il nostro Paese, pur racchiudendo in sé realtà molto diverse e spesso contrapposte, è un concentrato di bellezza e di piccole meraviglie. In provincia di Pordenone, un piccolo comune con meno di 5000 abitanti chiamato Montereale Valcellina è riuscito per il secondo anno consecutivo a diventare per tre giorni un punto di riferimento per la comunicazione scientifica nazionale. Oltre 1500 persone (numeri forniti dagli organizzatori facilmente confermabili da chiunque ha trascorso un po’ di tempo al Festival) hanno visitato, giocato, partecipato agli eventi proposti all’interno della centrale, divisi in presentazioni, dimostrazioni, mostre, laboratori e visite.

Video promozionale del Malnisio Science Festival, realizzato con registrazioni effettuate durante la prima edizione nel 2017.

 

La ex centrale idroelettrica di Malnisio è stata il contenitore perfetto per questo evento scientifico. Fiore all’occhiello della tecnica elettrica della prima metà del ‘900, dopo aver terminato il suo funzionamento per obsolescenza tecnologica la centrale ha cambiato il suo modo di “fare scienza”. In un processo di trasformazione visionario, questo fulcro di innovazione tecnologica ha evoluto il suo “hardware” fatto di turbine ed alternatori,  in un eccezionale contenitore di “software” scientifico d’avanguardia. Cosa c’è di più bello del vedere e toccare con mano i più recenti progressi della ricerca all’interno di un pezzo da novanta dell’archeologia industriale italiana?

Un elemento di forza di questo evento è stato rappresentato sicuramente dall’entusiasmo e dalla voglia di partecipare di tutto lo staff del festival. Erano tutti presenti, carichi, motivati. Facce sorridenti di persone che hanno deciso di mettersi in gioco per cercare di sfruttare al meglio una risorsa del passato (la bellissima centrale) e di rendere vivo più che mai un luogo pericolosamente destinato all’oblio. I ragazzi delle scuole superiori che hanno partecipato come staff al Festival, nell’ambito di progetti di alternanza scuola-lavoro, hanno mostrato una professionalità eccezionale, così come i numerosi volontari (principalmente studenti universitari residenti in zona) che si sono dimostrati assolutamente all’altezza della situazione. Davvero lodevole poi la forza di volontà mostrata dall’amministrazione comunale, che ha partecipato in primissima linea a tutti gli eventi. Agli occhi di chi sta scrivendo è apparsa come un esempio di voglia di darsi da fare coltivando con passione, e un po’ di audacia, un’idea davvero grande per il piccolo comune di Montereale Valcellina. Al di là della selezione degli speakers e del lavoro dietro le quinte (che sicuramente è stato molto impegnativo), gli organizzatori Eleonora Gobbato (assessore del comune) e Andrea Paroni (consigliere del comune) erano sempre lì, a prendersi cura del loro pubblico, ad introdurre gli speakers, ad assistere i volontari e ad assicurarsi che tutto funzionasse per il meglio. A loro va un ringraziamento speciale per aver dimostrato che anche in un Paese come il nostro, dove è molto difficile uscire dai rigidi schemi della burocrazia, è possibile fare grandi cose se ci si mette di impegno e si fa squadra.

Una volta entrati, i visitatori hanno potuto esplorare i vari stand presenti nella hall principale della centrale e chiacchierare per tutta la durata del festival con i ricercatori responsabili delle diverse esperienze. Una bella alternanza di reale e virtuale, fatta di stampanti 3D e viaggi virtuali in Antartide, sciami di robot subacquei per monitorare la laguna di Venezia e libri sulle eccellenze storiche e geografiche locali. Nelle “sale lab” laterali, i bambini hanno potuto giocare con la scienza attraverso molte attività organizzate apposta per loro.

Giunti in fondo alla sala macchine, dopo aver ascoltato il rumore delle storiche turbine in azione, era possibile entrare nell’area dedicata alle presentazioni scientifiche: due sale in cui per tre giorni si sono svolte in parallelo presentazioni da parte di scienziati e divulgatori. Il format, semplice ma efficace, ha previsto un ciclo continuo di talks dedicati alle tematiche più diversificate, tutte quante però accomunate dal tema “acqua” cui quest’anno è stato dedicato il festival.

Sui due palchi si sono alternate presentazioni di ingegneria, fisica, informatica, storia della scienza locale, bufale scientifiche e tanto altro, con un ritmo veloce (durata massima 45 minuti), e interventi spesso accompagnati da dimostrazioni strumentali o da musica e video, che hanno mantenuto alta l’attenzione e incuriosito i presenti da mattina a sera.

Momenti “clou” sono state le presentazioni del sabato sera: dopo un intervento “stellare” da parte dell’astrofisico Fabio Peri sulla “Fisica di Star Trek” che ha divertito e appassionato la platea, è stato il turno dell’ex astronauta, ora divulgatore Umberto Guidoni, che ha affascinato una sala pienissima con i filmati registrati durante la sua permanenza sulla stazione spaziale internazionale. Ha chiuso la serata la conferenza-show, sul tema dello smaltimento dei rifiuti, organizzata dal fisico Piero Martin con la giornalista Alessandra Viola e il Riciclato Circolo Musicale. Un bel esempio di come comunicazione, correttezza scientifica ed intrattenimento possono divertire e far riflettere nello stesso momento su quanto sta accadendo ogni giorno al nostro pianeta.

Dilungarsi a descrivere i contenuti delle numerose presentazioni dei tre giorni del festival non renderebbe loro giustizia (ma potete trovarne molti su youtube a questo indirizzo).

Un elemento molto rilevante da sottolineare, emerso in modo evidente, è che il pubblico che partecipa con attenzione ad eventi di questo tipo non cerca necessariamente la rock star della divulgazione scientifica, così come non abbandona la sala quando l’argomento è molto tecnico e potenzialmente anche molto “distante” dalla vita di tutti i giorni. Al Malnisio Festival questa cosa è stata messa molto bene in evidenza: le domande dal pubblico sono “fioccate” al termine degli interventi e spesso gli speakers non si sono sottratti dal discutere anche lungamente e approfondire le tematiche proposte.

Divulgatori scientifici: più ce n’è, meglio è

Ricercatori divulgatori, giornalisti scientifici, divulgatori professionisti: al Malnisio Festival c’erano esponenti di tutte queste categorie. Ognuno ha contribuito a rendere unico questo evento, con l’entusiasmo e la curiosità che accomunano queste professioni. Se da una parte chi lavora nella comunicazione (scientifica e non) deve necessariamente, per dovere, essere attivo e partecipare a questi eventi, è bello vedere che chi la ricerca la fa ogni giorno, sempre di più e con sempre maggiore entusiasmo, dedica parte del suo tempo (tipicamente tempo libero!) a partecipare ad eventi come questo. Eventi che diventano quindi occasioni di scambio e di networking anche per chi si occupa di scienza a livelli diversi. E si impara molto, vicendevolmente.

Questo festival ha dimostrato bene, secondo chi vi scrive, che investire nella comunicazione scientifica può essere una straordinaria risorsa per portare un pubblico appassionato a conoscere meglio realtà tecnologiche passate e contemporanee magari non così famose e popolari. Vedere così tanta gente, di tutte le età, in un contesto del genere è un traguardo di cui essere fieri, un esempio da seguire e da cui imparare. La domanda da porsi dunque a mio avviso è non tanto come sarà questo festival il prossimo anno (la cui risposta pare scontata), quanto dove e come si potrà ulteriormente sviluppare questo tipo di format. Potrebbe diventare una risorsa importante con cui valorizzare luoghi, persone, realtà scientifiche di cui il nostro paese è straordinariamente ricco, ma che altrettanto straordinariamente conoscono in troppo pochi.

About the Author

Federico Forneris
Appassionato di web e grafica, Federico Forneris è un biologo strutturale. Laureato in chimica (Torino), durante il dottorato a Pavia in biologia applicata e biochimica ha scoperto un meccanismo enzimatico coinvolto nella regolazione epigenetica e nello sviluppo di varie patologie oncologiche. Per il post-doc, si è trasferito a Utrecht (Olanda), dove ha contribuito alla determinazione dei meccanismi molecolari di funzionamento del complemento (parte del sistema immunitario). Premiato con il Career Development Award della Armenise-Harvard Foundation (grant da un milione di dollari per svolgere ricerca di base in Italia) e con il finanziamento “Rita Levi Montalcini”, da gennaio 2014 dirige un gruppo di ricerca presso l’Università di Pavia e dal 2017 è professore associato di biologia molecolare. E' socio fondatore e membro del consiglio direttivo di AIRIcerca e caporedattore di AIRInforma.

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