A cura di Francesca Magnani
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Pubblichiamo un’intervista fatta a Riccardo Cortese, Chief Executive Officer di Okairos, azienda al centro dello sviluppo di vari farmaci e di vaccini, tra i quali il primo vaccino sviluppato contro il virus Ebola.
Lei si muove sia nella ricerca pubblica che privata: come comunicano i due settori tra loro?
Nel mondo molto bene. In Italia invece comunicano molto poco tra di loro perché sono entrambe in condizioni poco floride. Si tratta per lo più di richieste di consulenze fatte dal privato a professori universitari.
In generale il privato cerca poco l’expertise universitario perché gli atenei non sono organizzati per proteggere la proprietà intellettuale. Sono rapporti sbilanciati in cui le istituzioni pubbliche vengono “sfruttate” dal privato e in cui non viene rispettata nessuna caratteristica dell’ente pubblico nella difesa della proprietà intellettuale.
Mentre Okairos ha mantenuto negli anni collaborazioni con università e istituti di ricerca americani (tra cui NIH, UCSF e John Hopkins).
All’estero esistono interazioni intense e molto produttive tra biotech e ricerca accademica, regolate da procedure chiare e da research agreement a tutela di ambo le parti.
La ricerca nel privato e nel pubblico sono due realtà con le stesse criticità?
Sono due universi con obiettivi e procedure diverse.
Ci aiuti a capire: da tre anni il Ministero dello Sviluppo Economico ha messo a disposizione €25 milioni* come credito d’imposta per le aziende perché assumessero personale altamente qualificato, come per esempio i dottori di ricerca, ma nel 2012 (i dati per il 2013 e 2014 non sono ancora disponibili) ne sono stati richiesti solo 5: perché?
E’ impossibile fare le pratiche, gli ostacoli burocratici sono troppi. Ma le barriere esistono anche per i bandi di ricerca dedicati ad aziende medio-piccole, mancano le condizioni di contorno su come implementarli. Per esempio:
-all’azienda viene richiesta una fideiussione bancaria pari all’ammontare del grant richiesto, ma la banca non lo concede se non ci sono già fondi in conto a copertura: e’ un “catch-22”, un paradosso perfetto;
-per le industrie private manca una chiara programmazione di bandi di ricerca con scadenze chiare e definite nell’anno, non si riesce a sapere nemmeno se ci saranno bandi nell’anno in corso;
-nel caso in cui un’azienda vinca un bando per fondi di ricerca pubblici esistono grosse difficoltà nell’ottenere i finanziamenti approvati. Noi avevamo vinto dei fondi pubblici nel 2009 e li abbiamo attesi per anni. Un’azienda più piccola di noi, con meno soldi a disposizione, non sarebbe sopravvissuta.
Il problema più grosso di tutti e’ che ci sono pochi soldi per la ricerca sia pubblica che privata, pochi soldi che vengono gestiti male. Ci vuole un budget serio in proporzione al PIL nazionale, 4-5 volte più alto rispetto all’attuale.
*Dal 1 gennaio 2016 e’ aperto il bando relativo ai nuovi assunti altamente qualificati nell’anno 2014 per un ammontare di € 75.019.767, di cui circa 33 milioni dal budget 2014 e il resto derivante dai residui degli anni precedenti – Fonte
Secondo lei un movimento come Tempesta di Cervelli cosa deve fare per migliorare la ricerca in Italia?
Bisogna mirare alla strutturazione di Tempesta di Cervelli, così da avere un rapporto concreto con le società scientifiche italiane. La comunità scientifica in Italia non ha mai costituito una potenziale sorgente di lobby. Ne avrebbe l’autorevolezza, ma gli scienziati non si sono mai riusciti ad imporre in un rapporto formale con il governo. Mentre altrove gli scienziati sono gli interlocutori di governi riguardo a dubbi e dilemmi del progresso della scienza, e non si chiedono pareri a conoscenze e amici non qualificati come troppo spesso capita da noi. E’ un segno di debolezza che gli scienziati non possano interloquire con autorevolezza. Non siamo organizzati.
Attualmente fondi di ricerca provenienti da beneficenza (per esempio Telethon e AIRC) sono soggetti ad un IVA del 22%, cosa che non avviene in altri paesi. Cosa ne pensa di una proposta di legge per la detassazione di questi fondi di ricerca?
Sì anche se i soldi che vengono da Telethon e AIRC sono pochissimi. Ma queste iniziative possono essere punti di partenza importanti per creare aggregazione (ndr: tra le società scientifiche).
In Italia solo 1 spin-off su 10 nasce dall’Università, la maggior parte nascono da aziende. E’ un gap da colmare?
In altri paesi non e’ così: la maggior parte di aziende nasce da iniziative accademiche che per giunta reclutano esodati dall’industria. Sono lo sviluppo di un’idea trasformata con successo.
Nelle nostre Università si fa poca ricerca e quella poca che si fa e’ scarsamente valorizzata. Il Centro di Trasferimento Tecnologico e’ il mediatore tra Università e biotech, ma non e’ ben funzionante. Nessuno si pone a conoscere tutta la ricerca fatta nei nostri atenei. Il trasferimento tecnologico deve essere implementato nelle sedi negli atenei con molteplicità di funzioni per stimolare la cultura applicativa. Per esempio, manca la capacita’ di interagire con gli investitori. Gli uffici di Trasferimento Tecnologico devono essere più efficaci nel conoscere la ricerca fatta negli atenei, ad individuare spunti per brevetti, a mettere i ricercatori con brevetti in contatto con finanziatori, aiutare col business plan. Tali uffici esistono già ma al loro interno non ci sono persone con ruoli definiti.
Okairos
Okairos è una start up italo-elvetica fondata da Riccardo Cortese, Alfredo Nicosia, Stefano Colloca e Antonella Folgori. Nata come spin off di Merck, nel 2013 è stata acquisita dalla Glaxo Smith Kline.
Okairos sviluppa vaccini genetici anitumorali e contro varie malattie infettive, come ad esempio il virus di Ebola: nel novembre 2014 trial clinici di fase I condotti da Okairos e NIH hanno dimostrato che il vaccino ha un’alta efficacia nel proteggere primati non-umani contro Ebola, senza significativi effetti collaterali. Il vaccino utilizza due geni non infettivi del virus Ebola inseriti in un adenovirus di scimpanzè in grado di stimolare una potente risposta dei linfociti T, in particolare dei linfociti T CD8, i più aggressivi sia contro cellule tumorali che agenti patogeni. Questo adenovirus modificato inserisce i geni all’interno delle cellule T ma non si replica, e quindi non è dannoso [footnote number=”1″ ]Peruzzi D, Dharmapuri S, Cirillo A, Bruni BE, Nicosia A, Cortese R, Colloca S, Ciliberto G, La Monica N, Aurisicchio L., A novel chimpanzee serotype-based adenoviral vector as delivery tool for cancer vaccines. Vaccine. 2009 Feb 25;27(9):1293-1300[/footnote] [footnote number=”2″ ]Colloca S, Barnes E, Folgori A, Ammendola V, Capone S, Cirillo A, Siani L, Naddeo M, Grazioli F, Esposito ML, Ambrosio M, Sparacino A, Bartiromo M, Meola A, Smith K, Kurioka A, O’Hara GA, Ewer KJ, Anagnostou N, Bliss C, Hill AV, Traboni C, Klenerman P, Cortese R, Nicosia A. Vaccine vectors derived from a large collection of simian adenoviruses induce potent cellular immunity across multiple species. Sci Transl Med. 2012 Jan 4;4(115): 115ra2[/footnote]; i geni inseriti esprimono proteine contro cui il corpo è in grado di produrre anticorpi protettivi contro Ebola.Il vantaggio di questa metodologia rispetto ad altre è la possibilita’ di creare vaccini in mesi anziche’ in anni. A breve il vaccino per Ebola potrà essere testato su umani. Nella pipeline di Okairos ci sono vari vaccini a diversi stadi di sviluppo, per esempio contro malaria ed epatite C.
La percezione e’ che in Italia gli spin off che si espandono per divenire aziende biotech siano pochi.
Fondare un’azienda e’ una procedura a tappe: il risultato finale dipende dalla bontà del business plan, dall’essere in grado di contattare gli investitori e di cercarli anche all’estero.
Le metriche tipo impact factor non rispecchiano le difficoltà esistenti nel fare crescere il biotech. I soldi provenienti da venture capital sono terribilmente pochi in Italia. L’Europa ha solo 1/5 del venture capital che USA hanno a disposizione (e l’Italia poi e’ al fondo della lista). Gli investitori in Italia sono pochissimi per l’alto rischio di fallimento di queste imprese. E’ il motivo per cui Okairos e’ andata in Svizzera.
Bibliografia
[1] Peruzzi D, Dharmapuri S, Cirillo A, Bruni BE, Nicosia A, Cortese R, Colloca S, Ciliberto G, La Monica N, Aurisicchio L., A novel chimpanzee serotype-based adenoviral vector as delivery tool for cancer vaccines. Vaccine. 2009 Feb 25;27(9):1293-1300.
[2] Colloca S, Barnes E, Folgori A, Ammendola V, Capone S, Cirillo A, Siani L, Naddeo M, Grazioli F, Esposito ML, Ambrosio M, Sparacino A, Bartiromo M, Meola A, Smith K, Kurioka A, O’Hara GA, Ewer KJ, Anagnostou N, Bliss C, Hill AV, Traboni C, Klenerman P, Cortese R, Nicosia A. Vaccine vectors derived from a large collection of simian adenoviruses induce potent cellular immunity across multiple species. Sci Transl Med. 2012 Jan 4;4(115): 115ra2.
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